Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti

Teatri

Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti

Spoleto

Settantotto benemeriti cittadini costituirono una società per la costruzione di un nuovo teatro con un primo atto nel 1840, poi completato e meglio definito con un altro atto del 24 febbraio 1843.


Spoleto_Teatro Nuovo

ph. Pier Nicola Bruno

Spoleto_Teatro Nuovo

ph. Pier Nicola Bruno

Spoleto_Teatro Nuovo

ph. Pier Nicola Bruno

Spoleto_Teatro Nuovo

ph. Pier Nicola Bruno

Spoleto_Teatro Nuovo

ph. Pier Nicola Bruno

Spoleto_Teatro Nuovo

ph. Pier Nicola Bruno

Spoleto_Teatro Nuovo

ph. Pier Nicola Bruno


Vennero sottoscritte 91 azioni per l’ammontare di 216 Scudi ciascuna: il massimo della spesa per l’edificazione del teatro si determinò in 22.080 Scudi.

Il Comune deliberò la costruzione il 13 febbraio 1846, stabilendo la necessità di un nuovo teatro ritenendosi il “Teatro Antico angusto, sordo e indecedente”. Dal 1846 al 1851 vi fu un periodo di stasi nei lavori di progettazione, che si risolse il 15 aprile 1851. Nel 1852 si stabilì che il teatro dovesse sorgere in un luogo centrale della città, precisamente nei pressi della zona dove sorgeva il soppresso monastero della chiesa di S. Andrea.

Il desiderio dei cittadini di vedere il Nuovo Teatro giunse al punto che si tentò addirittura di incendiare il Teatro Nobile in modo che questo drastico provvedimento potesse impedire di profondere per il restauro di quest’ultimo somme ingenti di denaro da destinarsi alla costruzione del Nuovo. L’originario divieto di abbattere la chiesa di S. Andrea venne rimosso, e in tal modo, dietro pagamento di una somma di denaro e l’impegno di costruire una nuova cappella dedicata allo stesso Santo, nella chiesa del seminario si sacrificò l’edificio sacro per utilizzare l’area allo scopo predisposto. Il progetto del teatro fu opera di Ireneo Alendri, autore dello Sferisterio di Macerata, del Teatro di Ascoli e di S. Severino. A Luigi Masella decoratore di molti teatri (tra i quali l’Argentina e l’Apollo di Roma) venne affidato l’incarico di eseguire le decorazioni a stucco, le pitture della sala e del sipario. Carlo Bazzani, pittore romano, fu incaricato di eseguire il comodino; Pietro Recanatini, un artigiano, le scene a carattere storico; Eugenio Venier la messa in opera di tutto il macchinario.

L’esecuzione del sipario provocò vivaci polemiche e contrasti, innanzitutto a causa della scelta del soggetto. Si giunge alla fine alla definizione del tema che doveva essere la rappresentazione dell’eroica resistenza degli spoletini contro l’assedio di Annibale. Il Masella, trovandosi nell’impossibilità di eseguire di persona il lavoro, presentò il pittore Gioacchino Altobelli che sottopose vari bozzetti alla Direzione Teatrale; ma questa li respinse e decise, con adunanze del 15 luglio 1857, che il lavoro venisse affidato al bergamasco Francesco Coghetti prof. dell’Accademia di S. Luca, e che il soggetto fosse “la fuga dei Cartaginesi”.

Questo incarico suscitò una forte polemica tra i due artisti al punto che l’Altobelli citò davanti al Tribunale di Roma il gonfaloniere Onofri e il Masella, pretendendo ed ottenendo il pagamento per l’esecuzione del bozzetto. Dopo di ciò Coghetti potè iniziare il suo lavoro, mentre ogni cura venne riservata alla realizzazione degli accessori: da Parigi venne inviato il disegno del grandioso lampadario dorato, venne ordinato l’orologio per l’arco scenico, e si incaricò lo scultore Biagioli di dirigere l’esecuzione degli stucchi della facciata. Lo stesso Biagioli eseguì i medaglioni con l’effigi dei maestri di musica. Il teatro, realizzato con pianta a ferro di cavallo e quattro ordini di palchi, venne solennemente inaugurato il 3 agosto 1864.


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