SHAB QIRMIZ – notte carminio

SHAB QIRMIZ
notte carminio

Spettacolo con i detenuti attori della Casa Circondariale di Perugia Capanne

scritto e diretto da Vittoria Corallo


SHAB QIRMIZ – notte carminio è il quinto capitolo di una ricerca portata avanti insieme ai detenuti che hanno partecipato alle precedenti quattro edizioni di Per Aspera ad Astra all’interno della Casa Circondariale di Capanne.

Un racconto che intreccia elementi narrativi de Le mille e una notte alle proteste delle donne e degli uomini iraniani in seguito alla morte di Mahsa Amini e al movimento chiamato Donna Vita Libertà. Viene rappresentata la storia cornice de Le Mille e una notte i cui protagonisti sono il re Sharyar, che tutte le notti uccide una fanciulla per vendicarsi dell’infedeltà della moglie, e Sherazade, che usa il racconto per salvare se stessa e un’intera generazione di donne dall’ira del re, confidando nel potere dell’affabulazione e della parola e usandolo per contrapporsi alla violenza. Ci si avvicina alle energie femminili e a quelle maschili come a delle entità archetipiche, energie che ci abitano tutti e che possono essere rintracciate in quel labirinto infinito di immagini e storie che abbiamo ascoltato, o che i nostri predecessori hanno ascoltato prima di noi, di cui siamo imperniati.

L’ingresso allo spettacolo di mercoledì 17 maggio alle 19 al Teatro Morlacchi è gratuito fino a esaurimento posti, è necessario prenotare il biglietto registrandosi al seguente link www.eventbrite.it

SHAB QIRMIZ – notte carminio andrà in scena anche lunedì 15 maggio alle 18 presso la Casa Circondariale di Perugia Capanne (non è più possibile prenotarsi).


La Locandina

liberamente ispirato da “Le mille e una notte”
musica e suoni Davide Livornese e Riccardo Gerbino
luci Emiliano Austeri
suono Giacomo Agnifili
tecnici luci e suono detenuti della Casa Circondariale
cura del movimento Daria Menichetti
collaborazione pedagogica Carlo Dalla Costa
collaborazione scenografie e costumi Gaia Centemeri e Chiara Ghigi
illustrazione locandina Floor Robert/La Pler

una produzione TEATRO STABILE DELL’UMBRIA
prodotto nell’ambito del progetto PER ASPERA AD ASTRA promosso da ACRI
realizzata con il sostegno della FONDAZIONE PERUGIA

Info

Uno spettacolo di Vittoria Corallo nato nell’ambito del progetto Per Aspera Ad Astra - riconfigurare il carcere attraverso la cultura e la bellezza.

Ingresso gratuito su prenotazione


NOTE DI REGIA
Il titolo è composto dalla parola persiana Shab che significa notte e da Qirmiz che è la radice araba da cui deriva il nome carminio, ho voluto tracciare un legame tra la Persia antica, ambientazione di molte novelle presenti ne Le mille e una notte e l’attuale Iran, in cui donne e uomini dissidenti si scontrano ogni giorno con il regime tirannico. Il rosso carminio deriva da un pigmento naturale estratto soprattutto dalle cocciniglie femmine. La notte è l’ora delle ombre, dell’immersione nelle storie: nell’oscurità tutto ciò che non si vede si immagina. Il rosso rimanda al sangue, all’amore, al potere, anzi spesso l’amore si confonde con il potere e con la violenza. Perfino nei paesi democratici del nostro tempo. Shab Qirmiz è un racconto sul racconto, sull’incredibile potere che la parola e l’immaginazione hanno contro la violenza. Le neuroscienze confermano che quando leggiamo o ascoltiamo una storia, si attivano le stesse aree del cervello che si attiverebbero se fossimo noi i protagonisti di quelle vicende: ben oltre il linguaggio e la comprensione razionale, ci emozioniamo entrando nella testa e nei sentimenti dei personaggi delle storie.
Sherazade aveva intuito che il racconto poteva salvarla, che il re Sharyar si sarebbe dimenticato di sè per il tempo dell’ascolto, avrebbe provato sentimenti diversi dai suoi, anche se la sua rabbia e il suo desiderio di vendetta erano assoluti e fortissimi. Ascoltare storie è un’attività che affina l’intelligenza emotiva e la capacità di provare empatia.
Fare teatro in carcere per me significa solo portare il teatro in un luogo dove non c’è e usarlo come antidoto al ruolo di quegli edifici e di coloro che li abitano, al realismo e alla forma definitiva del linguaggio che si usa. Il mio obbiettivo è quello di lasciare al carcere le sue storie e le sue regole, e lavorare con i detenuti che partecipano al laboratorio teatrale come attori, che prestano i loro corpi, le loro voci e le loro energie ad una storia da raccontare insieme.
Penso che il teatro si componga di una molteplicità di linguaggi, si scrive con le parole con gli sguardi con le immagini, con i suoni con la presenza e con i collegamenti tra le persone in scena, questi linguaggi possono essere manifesti o misteriosi, possono comunicare al nostro intuito sensibile oltre la razionalità. Per me avvicinare il mondo simbolico e poetico del teatro agli attori con cui lavoro in carcere è un modo per esplorare la realtà di se stessi attraverso altre sensibilità, per ampliarne le potenzialità. Lavorare con una sezione penale maschile sul femminismo e sul femminile è stata una grande occasione di spostamento da sé, per rintracciare una forma di comprensione capace di abitare in profondità chi la esplora e la interpreta; questo tipo di comprensione diventa esperienza e trova uno spazio emotivo a cui radicarsi. Credo che la più grande sfida del teatro in carcere sia quella che tocca agli spettatori, e consiste nel non cercare il carcere nello spettacolo, nel non cercare le storie personali dei detenuti. Il carcere è una realtà così forte e irriducibile che diventa semantica a prescindere, ma il nostro compito è quello di coesistere con quella realtà in un altro modo, attraverso il linguaggio simbolico che parla del mistero nascosto alla coscienza, scambiando i nostri ruoli e destini con quelli di altri, reali o di fantasia.






Stagioni precedenti

— Teatro Morlacchi - Perugia, Mer 17 Mag