L’Ebreo
di Gianni Clementi
NUOVO ALLESTIMENTO
Con l’entrata in vigore delle leggi razziali italiane, nel 1938, si diffuse, tra gli ebrei, la pratica di intestare a prestanome fidati i propri beni per metterli al riparo da probabili espropri, per poi rientrarne in possesso in tempi migliori. Per questo motivo, Marcello e Immacolata Consalvi si ritrovano ricchi dall’oggi al domani, intestatari di quattro appartamenti e due negozi del loro padrone, catturato e deportato lontano dall’Italia.
La fine della guerra coincide con l’inizio dell’attesa per i coniugi Consalvi. L’azione si svolge nel 1956: nevica a Roma e le esitazioni di Marcello, ligio dipendente che mai aveva dubitato del ritorno del padrone, cominciano pian piano a sciogliersi sotto le certezze di Immacolata, sicura invece della sua morte. Proprio mentre si consolida la loro nuova condizione sociale ed economica, dopo tredici anni, il Padrone bussa alla porta per reclamare le sue proprietà. Immacolata, però, non intende rinunciare a quella vita cui, ben presto, si è abituata; convince, dunque, il marito a barricarsi in casa negandosi anche a conoscenti e amici. Sull’orlo di una crisi di nervi, dopo giornate trascorse come reclusi, la donna decide che l’unico modo per porre fine all’incubo sia eliminare l’Ebreo. Da quel momento si succedono i colpi di scena, fino ad arrivare al finale della commedia con un evento tanto imprevedibile quanto inaspettato.
“L’Ebreo è uno dei testi più avvincenti di Gianni Clementi, nel quale albergano diversi temi storicamente legati a una tempo apparentemente lontano che risultano ancora oggi tristemente attuali. Ambientato a metà degli anni Cinquanta, con il dichiarato intento di indagare l’animo umano e il grado di aberrazione al quale di può arrivare pur di non perdere i privilegi acquisiti, parliamo, in fondo, di Denaro (all’amla di quel Boom economico che, per certi aspetti, ne rinvigorisce la sacralità), e del Potere che ne consegue e che diventa il “leitmotiv” della società degli anni a seguire fino ai giorni nostri. In uno spettro ampio che va dalla commedia alla tragedia, la storia ruota intorno a due figure preminenti: il padrone ebreo, personaggio continuamente citato, mai fisicamente presente in scena ma avvinghiato alla coscienza di Marcello Consalvi, suo fedele ragioniere, e Immacolata, donna bellissima e volitiva, allo stesso tempo cinica e, a tratti, violenta, a sua volta vittima di un’infelicità latente che prova a mascherare con un’ostentata consapevolezza di sé”. Pierluigi Iorio
con Nancy Brilli
e con Fabio Bussotti e Claudio Mazzenga
scene Alessandro Chiti
costumi Josè Lombardi
regia di Pierluigi Iorio
produzione Mielemovie e Società per Attori