La signorina Giulia

La signorina
Giulia

di August Strindberg


«Verrà, comunque, forse un giorno in cui saremo tanto avanzati, così illuminati, da poter osservare con indifferenza lo spettacolo brutale, cinico, crudele, che ci propone l’esistenza. Allora avremo disinnescato gli strumenti inferiori ed inattendibili di pensiero detti sentimenti, divenuti superflui e nocivi per la maturazione dello strumento di giudizio.»
August Strindberg – Prefazione


La Locandina

adattamento e regia Leonardo Lidi
con Giuliana Vigogna, Christian La Rosa, Ilaria Falini
scene e luci Nicolas Bovey
costumi Aurora Damanti
suono G.U.P. Alcaro  

produzione Teatro Stabile dell’Umbria
in collaborazione con Spoleto Festival dei Due Mondi  

Info

ph Lorenzo Porrazzini

ph Lorenzo Porrazzini

ph Lorenzo Porrazzini

ph Lorenzo Porrazzini


Con uno sguardo teatrale che mira a restituire il primato del testo, Leonardo Lidi ha vinto a soli trentadue anni il Premio della Critica 2020 dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro.
Lidi affronta i testi sacri contemporanei smembrando e ricomponendo la progressione temporale per rivelarne nuove e insolite pieghe interpretative, coerente con un ideale di teatro di parola.
Dopo essersi misurato con Spettri, Zoo di Vetro, Casa di Bernarda Alba, La Città Morta e Fedra, Lidi ha debuttato a Spoleto con La signorina Giulia di August Strindberg in prima assoluta.
“Continuo la mia ricerca sui confini autoimposti dalla mia generazione – afferma Lidi – consapevole che il concetto di lockdown ora interroga lo spettatore quotidianamente sui limiti fisici e mentali della nostra esistenza. Tre orfani vivono uno spazio dove è impossibile non curvarsi al tempo, dove la vita è più faticosa del lavoro, in una casa ostile da dove tutti noi vorremmo fuggire. Nell’arco di una notte capiamo come gestire questa attesa, prima della fine, cercando di ballare, cantare e perdersi nell’oblio per non sentire il rumore del silenzio; se nella macabra attesa del Finale di Partita o nell’aspettare Godot sono i morti e i vagabondi a dover gestire il nulla, in Strindberg sono i figli a dover subire l’impossibilità del futuro. Nello spavento del domani l’unica stupida soluzione è quella del gioco al massacro, il cannibalismo intellettuale. L’inganno. Il Teatro. Julie: Ottimo Jean! Dovresti fare l’attore…”

“Quando lo spazio è troppo piccolo fai l’amore con chi c’è, con l’ultimo uomo sulla terra, lo contendi con l’altra donna, cerchi di sedurlo sapendo già che tra pochi attimi lo odierai. Quando lo spazio è troppo piccolo se qualcuno sale sopra le nostre teste ci sembra che quello sia il Dio, un Conte gigantesco pronto a calpestare noi microbi con i suoi stivali fatti di fango, in un sadico tip-tap.
Lo spazio pulito si sporca del nostro corpo.
L’angolo di una stanza di una casa di una provincia, soffocante, un micro mondo dove nessuno sceglie niente e si entra nel corpo dell’altro per occupare meno spazio possibile.” Continuo la mia ricerca sui confini autoimposti dalla mia generazione, dopo Spettri, Zoo di Vetro, Casa di Bernarda Alba, La Città Morta, Fedra consapevole che il concetto di lockdown ora interroga lo spettatore quotidianamente sui limiti fisici e mentali della nostra esistenza.
La Signorina Giulia è considerato il capostipite del movimento europeo detto “naturalismo” e August Strindberg, spigoloso e violento, in Italia spesso subisce la semplificazione della verità. Se è vero che l’opera di Strindberg fa parte della nuova formula di Zola “rendere vero, rendere grande e rendere semplice” non bisogna scordare le grandi incoerenze, l’incapacità del normale, e la enorme statura teatrale dell’immorale drammaturgo svedese. Tre orfani vivono uno spazio dove è impossibile non curvarsi al tempo, dove la vita è più faticosa del lavoro, in una casa ostile da dove tutti noi vorremmo fuggire. Nell’arco di una notte capiamo come gestire questa attesa, prima della fine, cercando di ballare, cantare e perdersi nell’oblio per non sentire il rumore del silenzio; se nella macabra attesa del Finale di Partita o nell’aspettare Godot sono i morti e i vagabondi a dover gestire il nulla, in Strindberg sono i figli a dover subire l’impossibilità del futuro. Nello spavento del domani l’unica stupida soluzione è quella del gioco al massacro, il cannibalismo intellettuale. L’inganno. Il Teatro. Julie: Ottimo Jean! Dovresti fare l’attore.” Leonardo Lidi





Stagioni precedenti

— Teatro Gobetti - Torino, da Mar 8 Nov a Dom 13 Nov

— Teatro Vascello - Roma, da Mar 11 Ott a Dom 16 Ott

— Teatro dell'Accademia - Tuoro sul Trasimeno, Dom 9 Ott

— Teatro degli Illuminati - Città di Castello, Mer 9 Mar

— Teatro Elfo Puccini - Milano, da Mar 1 Mar a Dom 6 Mar

— Teatro Mengoni - Magione, Dom 27 Feb

— Teatro Comunale - Todi, da Ven 10 Dic a Dom 12 Dic

— Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti - Spoleto, Mar 7 Dic

— Teatro Comunale Luca Ronconi - Gubbio, Dom 5 Dic

— Teatro Secci - Terni, da Mar 30 Nov a Ven 3 Dic

— Teatro Morlacchi - Perugia, da Mer 24 Nov a Dom 28 Nov

— Teatro Comunale Giuseppe Manini - Narni, Dom 21 Nov

— Chiesa di San Simone, da Sab 26 Giu a Dom 27 Giu