La mano sinistra
Elettricità, magnetismo, incanto.
In uno spazio che contiene altre dimensioni, qualcuna racconta. Non c’è dubbio di assistere a qualcosa: sogno, poesia, allucinazione. O l’ultimo barlume di una festa alla fine. Cosa è il meraviglioso per te? Potresti dire cosa c’è oltre la coltre? Da dove nascono le tue domande? Il titolo prende le mosse da un’accezione che nei secoli l’ha indicata come mancina “mancus”, ovvero mancante, sbagliata, storpia, mutilata, rovesciata, invertita, deviata, diabolica, dedita alla magia e all’occulto, portatrice di pericolo e differenza e incapace di una scrittura “corretta, destra, che non sbava l’inchiostro”.
La mano sinistra prende forma con il ritmo del suo canto, si apre e si chiude, si gonfia e poi si spegne, si scurisce per poi brillare. La scrittura si fa formula, poesia, incantesimo, allusione, invocazione ed evocazione, in una relazione priva di gerarchie tra corpo e materia, conoscenza e azione, soggetto e ambiente, suono e aspetto fisico luminoso. Un teatro/spazio del simbolico, sospeso tra realtà e finzione, tra tecnica e immaginazione, che chiede di guardare, sentire e riverberare.
La mano sinistra è un varietà-teatro di rivista, che convoca la magia come tecnica di un’altra conoscenza, l’analogia che rende corpo visibile il rimosso, la meraviglia che può svelare e riscrivere il meccanismo del reale. Insistere in una strategia manchevole per stare dalla parte di un sapere rifiutato, perdendosi e ritrovandosi nello spazio di confusione tra immagine del mondo e confini dell’umano. Scegliamo l’incanto come parola in cui credere, fidandoci del sentire e del desiderare per accogliere ciò che sfugge alla storia delle nostre coscienze, reimparando la potenza della realtà attraverso l’illusione.
Con la partecipazione artistica e scenica di Annamaria Ajmone, Silvia Calderoni, Iva Stanisic e in collaborazione al suono di Steve Pepe e di Luca Brinchi alle luci/video, La mano sinistra vuole essere una dimensione di ricerca tra diverse pratiche e immaginazioni, uno spazio del possibile, uno studio-scenario dismesso che non vuole smettere di di-vertire, ovvero “far cambiare direzione”.
La Locandina
arrangiamenti musicali Steve Pepe, Iva Stanisic, Martina Ruggeri
luci e video Luca Brinchi, Erika Z. Galli
con Annamaria Ajmone, Silvia Calderoni, Martina Ruggeri, Iva Stanisic
produzione Teatro Di Roma – Teatro Nazionale, Emilia Romagna Teatro Ert – Teatro Nazionale, LAC Lugano Arte e Cultura, Teatro Stabile dell’Umbria
con il sostegno dell’Istituto Italiano di Cultura di Parigi, Lavanderia a Vapore-Fondazione Piemonte dal Vivo, Angelo Mai
Info
DURATA 1 ora
Industria Indipendente è un collettivo di arti performative e visive fondato da Erika Z. Galli e Martina Ruggeri. Negli anni ha attraversato linguaggi e pratiche differenti: dalla creazione di performance a happening di lunga durata, fino a installazioni per teatri, musei e spazi indipendenti. I loro lavori riflettono sulla costruzione di mondi finzionali in cui generare comunità in un continuo rovesciarsi di identità individuali e collettive. Klub Taiga (Dear Darkness), la loro ultima creazione, ha debuttato alla 48a edizione della Biennale Teatro a Venezia nel 2020, e il loro lavoro per il teatro ha dato vita a un disco (NERO Edizioni, 2022), a un film (dell’artista Rä Di Martino) e a un formato installativo per spazi espositivi (Fondazione Sandretto, 2022).
Video
Stagioni precedenti
— Teatro Morlacchi - Perugia, Gio 9 Mag
— Teatro India - Roma, da Gio 15 Giu a Dom 25 Giu