Ifigenia in Tauride

Ifigenia in
Tauride

di Euripide


Un Euripide tragicomico, ma assai più comico che tragico, è quello che risulta dall’allestimento dell’Ifigenia in Tauride, apprestato da Massimo Castri, a Perugia, per lo Stabile dell’Umbria: nelle parti principali, un’Annamaria Guarnieri al suo meglio e Giulio Scarpati, restituito dallo schermo alla ribalta. Spettacolo preceduto, lo scorso inverno, dalla messinscena, a Spoleto, dell’Elettra, sempre di Euripide, a firma dello stesso regista.
Ce, in quest’opera euripidea, come in altre, una buona dose d’ironia e d’irriverenza, e c’ó, di sicuro, una mescolanza di tragico e di
comico. Ma l’allestimento di Massimo Castn procede tutto su tale ultimo versante. Ecco Oreste e Pilade offrirsi allo sguardo come due immagini vagamente beckettiane (in paglietta l’uno, in bombetta l’altro, gravati di valigioni da emigranti), ma in modo più esatto configurarsi, poi. come due balordi, forse una coppia di commedianti girovaghi, destinati a recitare, più che a realizzare, la loro temeraria impresa. Ecco il Messo (fusione di due ruoli affini) disegnarsi come uno scalmanato Arlecchino, in continua agitazione psicomotoria Eccoci re di Tauride, Toante, già grottesco di suo, atteggiato come un Bokassa o un qualche altro feroce tirannello da Terzo Mondo. 11 Coro («di schiave greche») e in compenso tagliato via di netto, e si perde cosi il riscontro collettivo al solitario rovello della protagonista. Già, Ifigenia. Che, per fortuna (o per merito, della regia e dell’interprete. Annamaria Guamieri), non si riduce a «spalla» del «duo» Oreste-Pilade, ma riesce a esprimere, ancorché entro i limiti dell’impostazione generale, la sommessa pena del personaggio.
Aggeo Savioli


La Locandina

traduzione di Umberto Albini
regia di Massimo Castri
con Annamaria Guarnieri, Giulio Scarpati, Franco Mezzera, Antonio Latella, Tullio Sorrentino, Paola Della Pasqua (edizione 1994/95 sostituita da Anna Gualdo)
scene e costumi di Maurizio Balò
luci di Sergio Rossi
musiche di Arturo Annecchino

direttore dell’allestimento Pietro Pagnanelli
suono di Franco Visioli
aiuto regista Marcello Cava Teatro Stabile dell’Umbria

Info

traduzione di Umberto Albini
regia di Massimo Castri
con Annamaria Guarnieri, Giulio Scarpati, Franco Mezzera, Antonio Latella, Tullio Sorrentino, Paola Della Pasqua (edizione 1994/95 sostituita da Anna Gualdo)
scene e costumi di Maurizio Balò
luci di Sergio Rossi
musiche di Arturo Annecchino
direttore dell’allestimento Pietro Pagnanelli
suono di Franco Visioli
aiuto regista Marcello Cava

Teatro Stabile dell'Umbria


Un Euripide tragicomico, ma assai più comico che tragico, è quello che risulta dall’allestimento dell’Ifigenia in Tauride, apprestato da Massimo Castri, a Perugia, per lo Stabile dell’Umbria: nelle parti principali, un’Annamaria Guarnieri al suo meglio e Giulio Scarpati, restituito dallo schermo alla ribalta. Spettacolo preceduto, lo scorso inverno, dalla messinscena, a Spoleto, dell’Elettra, sempre di Euripide, a firma dello stesso regista.
Ce, in quest’opera euripidea, come in altre, una buona dose d’ironia e d’irriverenza, e c’ó, di sicuro, una mescolanza di tragico e di
comico. Ma l’allestimento di Massimo Castn procede tutto su tale ultimo versante. Ecco Oreste e Pilade offrirsi allo sguardo come due immagini vagamente beckettiane (in paglietta l’uno, in bombetta l’altro, gravati di valigioni da emigranti), ma in modo più esatto configurarsi, poi. come due balordi, forse una coppia di commedianti girovaghi, destinati a recitare, più che a realizzare, la loro temeraria impresa. Ecco il Messo (fusione di due ruoli affini) disegnarsi come uno scalmanato Arlecchino, in continua agitazione psicomotoria Eccoci re di Tauride, Toante, già grottesco di suo, atteggiato come un Bokassa o un qualche altro feroce tirannello da Terzo Mondo. 11 Coro («di schiave greche») e in compenso tagliato via di netto, e si perde cosi il riscontro collettivo al solitario rovello della protagonista. Già, Ifigenia. Che, per fortuna (o per merito, della regia e dell’interprete. Annamaria Guamieri), non si riduce a «spalla» del «duo» Oreste-Pilade, ma riesce a esprimere, ancorché entro i limiti dell’impostazione generale, la sommessa pena del personaggio.
Aggeo Savioli





Stagioni precedenti

— Perugia, Teatro Francesco Morlacchi, Dom 20 Mar