Ci sono donne e uomini che nei secoli hanno percorso strade diverse da quelle indicate: sono scienziati, filosofi, artisti, pittori, giornalisti, liberi pensatori, che hanno scelto di essere dissidenti, rischiando la loro stessa esistenza. Matthias Martelli intreccia le vite di questi spiriti ribelli, raccontando come il loro pensiero ardente, ostacolato e deriso, abbia oltrepassato il tempo.
Da Giordano Bruno a Galileo, da Caravaggio a Pasolini, passando per streghe, papesse, rivoluzionarie, fino a toccare il nostro tempo. Sulla scena un attore e tre cantanti disegneranno, con i loro corpi e le loro voci, personaggi, epoche, luoghi, storie, unendo tragico e comico, grottesco e poesia, per scoprire infine che gli eretici sono ancora fra noi. Il fuoco dei loro pensieri non è diventato cenere ma arde ancora, e il loro coraggio ci pone una domanda: siamo ancora capaci di essere eretici?
Note registiche
La tradizione dei giullari medievali, riscoperta da Dario Fo, è la base stilistica di Eretici: la fisicità, la mimica e la voce sono pienamente al centro della scena. Il corpo dell’attore si trasforma e si trasfigura, la sua voce muta timbri e registri: così un solo interprete assume in sé decine di personaggi. Allo stesso tempo gli elementi scenografici sono ridotti al minimo: l’assenza di scenografia, o la presenza di una scenografia evocativa, è un requisito necessario per far esplodere la fantasia. Nello spazio vuoto sono le luci ad assumere una funzione fondamentale, creando atmosfere e sospensioni, indispensabili per la scansione ritmica dello spettacolo. Accanto all’attore sono le tre cantanti a cappella a riempire la scena. Non solo intonando le musiche originali del Maestro Castellan, ma trasformandosi in frati o streghe, severi inquisitori o intrepide rivoluzionarie. Il corpo, dunque, è il nucleo stilistico di Eretici. Ma ne è anche il protagonista tematico, in quanto fonte di ogni eresia. Eretici sono l’occhio penetrante, la mano creatrice, la lingua battente, e poi i glutei, i genitali, i piedi e perfino i polpastrelli. Dal corpo degli interpreti a quello degli eretici si mira ad arrivare al cuore di chi ha cercato nel tempo di afferrare, con un coraggio adamantino, un lembo di verità e libertà.
La Locandina
di e con Matthias Martelli
e con Laura Capretti, Flavia Chiacchella, Roberta Penta
regia Matthias Martelli
regista assistente Ornella Matranga
set design Alberto Ciafardoni
musiche originali Matteo Castellan
audio e sound design Marco Ava
costumi Roberta Spegne
assistente volontaria ai costumi Giorgia Tomatis
produzione Teatro Stabile dell’Umbria
distribuzione Terry Chegia – terrychegia.com
Info
DURATA 1 ora e 15
Note drammaturgiche
Ho scritto Eretici tenendo ben presente quello che sarebbe accaduto sul palco, consapevole che sarebbe bastato un balzo dell’attore per passare dal presente al passato e che un gesto o uno sguardo sarebbero stati sufficienti per cambiare luogo o personaggio.
Uno spettacolo giullaresco non è mai una narrazione lineare, vigono piuttosto le leggi di un linguaggio sia letterario che fisico. Questo tipo di testo teatrale è quindi letteratura corporea, e risulta tanto più ricco quanto più si tiene l’occhio rivolto sulla scena. Eretici è il soggetto ideale per questo tipo di scrittura, data la varietà dei luoghi e dei personaggi. Con un tema così vasto nel tempo e nello spazio, le atmosfere e i protagonisti si moltiplicano, ampliando le possibilità creative. Nello stesso tempo ho cercato di mantenere nella drammaturgia un costante umorismo, presente in ogni storia tragica. Basta un cerchio di luce, un cambio di intenzione per passare dall’ironia al dramma, dallo sghignazzo alla poesia. Mentre la tragedia coinvolge ed emoziona, la comicità aiuta lo spettatore a illuminare il racconto con spirito distaccato. L’ironia emerge soprattuto dalla Storia, spesso involontariamente paradossale, e poi dal gioco scenico, corporeo e vocale, dai cambi di ritmo e dai Grammelot degli interpreti. In Eretici lo spettatore non deve mai stare comodo sulla sedia: è spinto a partecipare, ad alzare l’anima dalla poltrona, perché gli eretici non appartengono al passato, ma ci stimolano continuamente, ci interpellano, ci spingono all’azione.
Infine, lo spettacolo è stato scritto tenendo a mente un concetto allargato di eresia: l’eretico non è solo il ribelle religioso ma chi sceglie di percorrere, in ogni campo, la strada meno battuta, attraversando il suo tempo “in direzione ostinata e contraria”. Per questo viene spesso perseguito fino all’annullamento fisico. Ho iniziato a scrivere questo spettacolo pensando che gli eretici fossero gli sconfitti, i 3 condannati della Storia. Ho scoperto invece che la loro forza innovativa è trionfante: hanno sprigionato una luce così potente da oscurare le terribili violenze dei loro persecutori. In realtà i perdenti sono proprio gli aguzzini. Non ci interessano i loro nomi, e le loro azioni sono perlopiù ripugnanti. Sono invece gli eretici, i dissidenti, i ribelli che hanno conquistato la ribalta sul palco della Storia. D’altronde, come diceva Brecht: la verità non è figlia dell’autorità, ma del tempo.
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