Delirio e morte di Adrian Leverkhun

Delirio e morte
di Adrian Leverkhun

di Massimo Binazzi


Definito “monologo” dallo stesso autore, il Leverkuhn, che s’ ispira al Doktor Faustus di Thomas Mann ma ne distende la vicenda in modo autonomo, prevede che il protagonista, raccontandosi, evochi presenze e voci vere e immaginarie del suo passato. La forma di lettura che prende corpo al Teatro Morlacchi tra un pianoforte e due leggii, con Elisabetta Pozzi ad apporre un delicato e sensibile timbro femminile, si confà perfettamente al rigore del testo, riportandolo a una natura letteraria preoccupata di chiamarci esemplarmente a raccolta un cenacolo di scrittori amati.
Dal monologo di ripiegamento sulla propria impotenza che rispecchia le prime scene del Faust goethiano, germinano gli episodi di un’ infanzia repressa, gli incontri simbolici con la fantasia di un Arlecchino ermafrodita o coi travestimenti del diavolo che, cercando di formarlo ai suoi precetti, lo introduce alla poetica pagina dell’ amore mercenario, destinato a marchiarlo con la sifilide, e alla rivelazione omosessuale. Ed è già il tempo del successo artistico, pagato prima con la fine tragica dell’ amico, poi con la scomparsa del bimbo nel quale la sua vecchiaia si specchiava, e l’ aprirsi anche a lui delle porte dell’ aldilà. All’ insegna della musica che ne scandiva le stazioni, Giorgio Albertazzi ha tracciato con consapevolezza creativa questa passione, inseguendo il compiaciuto travaglio introspettivo del personaggio e restituendogli anche le voci delle sue ossessioni a volte ammalianti, mentre in un abbagliante controluce Elisabetta Ponzi moltiplicava il potere evocativo delle intonazioni. Con lineare chiarezza e voluta povertà si è doverosamente celebrato un omaggio, con l’ auspicio di non dimenticare un autore già discriminato da vivo. Franco Quadri


La Locandina

regia di Giorgio Albertazzi
con Giorgio Albertazzi, Elisabetta Pozzi
collaborazione di Sergio Ragni

consulenza musicale di Stefano Ragni A.U.D.A.C. Teatro Stabile dell’Umbria

Info

regia di Giorgio Albertazzi
con Giorgio Albertazzi, Elisabetta Pozzi
collaborazione di Sergio Ragni
consulenza musicale di Stefano Ragni

A.U.D.A.C. Teatro Stabile dell’Umbria


Definito “monologo” dallo stesso autore, il Leverkuhn, che s’ ispira al Doktor Faustus di Thomas Mann ma ne distende la vicenda in modo autonomo, prevede che il protagonista, raccontandosi, evochi presenze e voci vere e immaginarie del suo passato. La forma di lettura che prende corpo al Teatro Morlacchi tra un pianoforte e due leggii, con Elisabetta Pozzi ad apporre un delicato e sensibile timbro femminile, si confà perfettamente al rigore del testo, riportandolo a una natura letteraria preoccupata di chiamarci esemplarmente a raccolta un cenacolo di scrittori amati.
Dal monologo di ripiegamento sulla propria impotenza che rispecchia le prime scene del Faust goethiano, germinano gli episodi di un’ infanzia repressa, gli incontri simbolici con la fantasia di un Arlecchino ermafrodita o coi travestimenti del diavolo che, cercando di formarlo ai suoi precetti, lo introduce alla poetica pagina dell’ amore mercenario, destinato a marchiarlo con la sifilide, e alla rivelazione omosessuale. Ed è già il tempo del successo artistico, pagato prima con la fine tragica dell’ amico, poi con la scomparsa del bimbo nel quale la sua vecchiaia si specchiava, e l’ aprirsi anche a lui delle porte dell’ aldilà. All’ insegna della musica che ne scandiva le stazioni, Giorgio Albertazzi ha tracciato con consapevolezza creativa questa passione, inseguendo il compiaciuto travaglio introspettivo del personaggio e restituendogli anche le voci delle sue ossessioni a volte ammalianti, mentre in un abbagliante controluce Elisabetta Ponzi moltiplicava il potere evocativo delle intonazioni. Con lineare chiarezza e voluta povertà si è doverosamente celebrato un omaggio, con l’ auspicio di non dimenticare un autore già discriminato da vivo. Franco Quadri





Stagioni precedenti

— Perugia, Teatro Francesco Morlacchi, Sab 19 Set