
La Stagione 24/25 del Teatro Concordia di Marsciano si apre lunedì 18 novembre alle 20.45 con Stefano Fresi, protagonista dello spettacolo Dioggene scritto e diretto da Giacomo Battiato. “Mettere in scena questo triplo monologo che ho scritto per Stefano è puro gaudio, per la sintonia e la reciproca stima che ci sono tra noi due – spiega il regista – A ciò si aggiunge il piacere della sfida: tre lingue italiane diverse per ciascuno dei monologhi (volgare toscano, lingua corrente del nostro secolo, romanesco), tre atmosfere, tre toni, tre stili. Epica e commedia, sberleffi e crudeltà. In ognuno dei tre quadri, apparentemente così diversi tra loro, ci sono gli stessi temi che ruotano: la violenza dei maschi, l’umana stupidità, la guerra, il bisogno di bellezza e di amore”.
Martedì 3 dicembre alle 20.45 nel carnet di abbonamento alla Stagione del Teatro Concordia di Marsciano è incluso lo spettacolo Amleto² di e con Filippo Timi, in programma al Teatro Morlacchi di Perugia. Timi porta sul palco una nuova edizione del suo Amleto, una rilettura dove ogni gesto o parola diventa gioco e voce personale, provocazione intelligente.
La Stagione prosegue martedì 14 gennaio alle 20.45, con Antonella Questa, Valentina Melis, Teresa Cinque, dirette da Marta Dalla Via, che portano in scena Stai zitta! dal libro di Michela Murgia. Uno spettacolo comico e dissacrante su quanto la discriminazione di genere passi spesso proprio dal linguaggio. Le “frasi che non vogliamo più sentirci dire!” contenute nel libro, offrono così l’occasione di raccontare la società contemporanea attraverso una carrellata di personaggi e di situazioni surreali. Dal mansplaining all’uso indiscriminato del nome proprio per le donne, passando per la celebrazione della figura “mamma e moglie di”, le attrici coinvolgeranno il pubblico nella lotta contro gli stereotipi di genere, annullando già di fatto, con questo spettacolo, quello secondo cui “le donne sono le peggiori nemiche delle donne”!
Martedì 4 febbraio alle 20.45, arriva a Marsciano Mario Perrotta con il suo Milite ignoto (quindicidiciotto) in cui racconta il primo, vero momento di unità Nazionale. È, infatti, nelle trincee di sangue e fango che gli “italiani” si sono conosciuti e ritrovati vicini per la prima volta: veneti e sardi, piemontesi e siciliani, pugliesi e lombardi accomunati dalla paura e dallo spaesamento per quell’evento più grande di loro. “Ho scelto questo titolo – spiega l’autore – perché la prima guerra mondiale fu l’ultimo evento bellico dove il milite ebbe ancora un qualche valore anche nel suo agire solitario, mentre da quel conflitto in poi, anzi, già negli ultimi sviluppi dello stesso, il milite divenne, appunto, ignoto”.
E ancora, lunedì 3 marzo alle 20.45 è la volta dello spettacolo 4 5 6, una commedia di Mattia Torre, indimenticato autore teatrale, sceneggiatore e regista. Sagace, ironico e graffiante, lo spettacolo continuamente giocato sull’equilibrio tra ironia, sarcasmo e su toni di fumetto grottesco, nasce dall’idea che l’Italia non è un paese, ma una convenzione. Che non avendo un’unità culturale, morale, politica, l’Italia rappresenti oggi una comunità di individui che sono semplicemente gli uni contro gli altri: per precarietà, incertezza, diffidenza e paura; per mancanza di comuni aspirazioni. Gli interpreti in scena: Massimo De Lorenzo, Carlo De Ruggieri, Cristina Pellegrino e Giordano Agrusta.
Mercoledì 19 marzo alle 20.45 lo spettacolo Non si fa così della drammaturga e sceneggiatrice francese Audrey Schebat, con Lucrezia Lante della Rovere e Arcangelo Iannace. Una sola notte per lasciarsi o amarsi di nuovo. Una sola notte per reinventare il proprio destino: un testo, quello della Schebat che, alternando rabbia e umorismo, con una forza insolita, scuote i suoi personaggi, divertendo ed emozionando il pubblico.
L’ultimo spettacolo in Cartellone, martedì 1 aprile alle 20.45, è all’insegna della danza con Balletto Civile che mette in scena sul palco del Teatro Concordia Davidson, una messinscena danzata, una vertigine tra opera letteraria e teatro fisico, che si ispira alla sceneggiatura Il Padre Selvaggio scritta da Pier Paolo Pasolini nel 1962 e pubblicata postuma nell’anno della sua morte. La libertà di pensiero dell’opera spaventò i produttori e il film non fu mai realizzato.
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