La Stagione 24/25 del Teatro della Filarmonica di Corciano si apre sabato 16 novembre alle 21 con Stefano Fresi, protagonista dello spettacolo Dioggene scritto e diretto da Giacomo Battiato. “Mettere in scena questo triplo monologo che ho scritto per Stefano è puro gaudio, per la sintonia e la reciproca stima che ci sono tra noi due – spiega il regista – A ciò si aggiunge il piacere della sfida: tre lingue italiane diverse per ciascuno dei monologhi (volgare toscano, lingua corrente del nostro secolo, romanesco), tre atmosfere, tre toni, tre stili. Epica e commedia, sberleffi e crudeltà. In ognuno dei tre quadri, apparentemente così diversi tra loro, ci sono gli stessi temi che ruotano: la violenza dei maschi, l’umana stupidità, la guerra, il bisogno di bellezza e di amore”.
Sabato 30 novembre alle 21 va in scena Natale in casa Cupiello. Spettacolo per attore cum figuris di Eduardo De Filippo, da un’idea di Vincenzo Ambrosino e Luca Saccoia, quest’ultimo in scena con la direzione di Lello Serao. Lo spettacolo (vincitore del Premio Hystrio Twister 2024), fedele al testo di Eduardo, evoca le vicende della famiglia Cupiello, aprendo uno squarcio dentro l’immaginario e la memoria di ogni spettatore. Un sogno che prende vita attraverso il teatro di figura nel quale l’attore s’immerge riemergendone come “Tommasino” che, dopo aver detto il fatidico “sì” a suo padre, rivive e fa rivivere quel “Natale” che ci accompagna da 90 anni.
E ancora, il Teatro della Filarmonica ospita, sabato 18 gennaio alle 21, l’attrice Cristiana Capotondi con La vittoria è la balia dei vinti, opera scritta e diretta da Marco Bonini. Un racconto tra l’evocazione fiabesca e la ricostruzione storica che rievoca “la storia del bombardamento di Firenze del ’43 che entra nella memoria profonda di una bambina – spiega l’autore – nella sua memoria emotiva, quella che non si scorda mai; così come tutti noi ci ricordiamo un bel libro di fiabe che ci ha letto con amore una persona speciale in quel momento magico tra realtà e sogno”.
Domenica 23 febbraio alle 18 in scena Video club. Non aprite quella mail di Sébastien Thiéry (nell’edizione francese finalista al Premio Molière come miglior commedia): un testo comico, attuale e romantico che squarcia la vita di una coppia, in un plot sulla crisi coniugale, tema che qui prende una piega innovativa e induce a una riflessione profonda su un mondo iperconnesso dove tutti abbiamo l’impressione di essere osservati. La bravura dei due protagonisti che avranno il compito di immergerci nella loro quotidianità, è affidata ai due eccellenti attori Gianluca Ramazzotti e Elena Arvigo, in una veste completamente nuova con questo splendido testo che divertirà e sorprenderà.
Venerdì 14 marzo alle 21, Iacopo Gardelli porta a Corciano il suo Gramsci Gay. Lo spettacolo muove dalla notte del 10 novembre 2019 quando fu deturpato un murales raffigurante il volto di Gramsci sul carcere di Turi, a Bari, dove il filosofo trascorse 5 dei suoi 10 anni di prigionia. Una mano anonima scrisse Gay sulla fronte con l’acrilico rosso. Gramsci Gay è diviso in due quadri: nel primo siamo nel 1920 con un Gramsci che arringa gli operai torinesi all’indomani del fallimento dello ‘sciopero delle lancette’. Il secondo quadro è ambientato ai giorni nostri: Nino Russo, il vandalo del murales di fantasia, viene colto in flagrante e trascinato in commissariato per l’interrogatorio. Questi due eventi, a cent’anni di distanza l’uno dall’altro, tessono fili invisibili sui significati di impegno e disillusione, fiducia e indifferenza, fuoco e cenere.
Sabato 29 marzo alle 21 va in scena la danza con Mohábbat (sull’Iran) di INC InNprogress Collective, con la regia e la coreografia di Afshin Varjavandi. Mohábbat è una parola persiana che significa “affetto, cura” e che Varjavandi identifica come fulcro della cultura da cui proviene, quella persiana. In Iran, e altrove nel mondo, vengono da decenni istituzionalmente proibiti credi, diritti di espressione, di uguaglianza di genere, il progresso, l’emancipazione. Quale prezzo si paga quando si abbandona la propria terra di origine? Nello spettacolo, i danzatori costruiscono uno spazio sacro immaginario, una fortezza, o un rifugio, dove non esiste alcun tipo di prevaricazione e di crudeltà.
La Stagione si chiude venerdì 11 aprile alle 21 con Settanta volte sette di Collettivo Controcanto: il racconto della vita di due famiglie i cui destini s’incrociano in una sera e il racconto del rimorso che consuma, della rabbia che divora, del dolore che lascia fermi, del tempo che sembra scorrere invano. Il Collettivo affronta il tema del perdono e della sua possibilità nelle relazioni umane. Chi perdona sembra sminuire il torto, mancare di rispetto alla vittima, farsi complice del colpevole; eppure il perdono ci ricorda che dentro la ferita, dentro la memoria del male subito e al di là di ogni convenienza, esiste la possibilità di un incontro.
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