Editoriale
Parte da lontano uno spettacolo teatrale. Muove passi in segreto, in solitudine o in un privato condiviso. Una moltitudine di traiettorie diverse che, come raggi verso il centro di una ruota, convergono nello spazio misterioso della scena. Ogni spettatore, con la propria vita e il proprio sguardo, si proietta in quel centro, e lì accade qualcosa di irripetibile. È con questa consapevolezza che anche quest’anno il Teatro Morlacchi rinnova il suo patto con il pubblico: un invito a vivere una Stagione che intreccia emozione, pensiero e meraviglia, un tempo condiviso in cui ogni spettacolo diventa occasione d’incontro e di rivelazione.
La Stagione si apre con una nuova produzione del Teatro Stabile dell’Umbria: Riccardo III, in una prospettiva che abbandona l’alibi della deformità per svelare il volto seducente e terribile del male. Vinicio Marchioni dà vita a un Riccardo che conquista con la parola e incanta con la bellezza, in un Eden tragico dove l’armonia è solo apparenza.
Per la danza, si comincia con la compagnia di Akram Khan – tra le realtà londinesi più visionarie della scena internazionale – che presenta Chotto Desh, racconto visivamente incantevole che intreccia danza, parola e sogno, parlando con delicatezza e profondità a spettatori di tutte le età.
Il desiderio, la vergogna, il bisogno d’amore si fanno materia viva in Scandalo di Ivan Cotroneo, mentre con Matteotti di Stefano Massini, Ottavia Piccolo restituisce la voce di una coscienza civile che ancora ci interroga. OLTRE, nuova creazione di Fabiana Iacozzilli – regista associata dello Stabile, riconosciuta per il suo linguaggio che fonde teatro di figura, narrazione e visione – ci conduce in un’indagine poetica e fisica sul disastro aereo delle Ande e sulla sopravvivenza come atto umano. Nel potente Il Golem di Juan Mayorga, con la regia di Jacopo Gassmann, la parola diventa strumento vivo al servizio del potere, e con Rumba Ascanio Celestini ci restituisce, con ironia e profondità, un’Italia fatta di memoria, marginalità e umanità nascosta.
La Stagione prosegue come un flusso continuo, in cui la riscrittura spietata e affettuosa di un’icona collettiva prende forma in Fantozzi. Una tragedia, e il Capodanno diventa sogno e liberazione con Amleto2 di Filippo Timi. Enigma, con Peppino Mazzotta, ci accompagna nei labirinti della verità, mentre Donald di Massini trasforma una figura controversa in metafora del nostro tempo. La danza di Maldonne scuote e incanta, raccontando il femminile che si ribella e si afferma.
Eduardo De Filippo è protagonista con due capolavori: Non ti pago! e La Grande Magia, che oscillano tra ironia e vertigine. In Migliore di Mattia Torre, Valerio Mastandrea ci restituisce con disarmante lucidità l’uomo comune e le sue contraddizioni. Il berretto a sonagli, con Silvio Orlando diretto da Andrea Baracco, riporta in scena un Pirandello in cui la follia è verità rivelata. Franciscus di Simone Cristicchi è un inno alla luce nascosta nella fragilità. The red shoes di Philippe Kratz trasforma la fiaba in una riflessione danzata sul desiderio e il suo limite.
Con A casa tutti bene di Gabriele Muccino la famiglia si fa specchio delle nostre ferite, e infine, Re Chicchinella di Emma Dante reinventa la maschera popolare in un mito nero, viscerale e teatralmente potentissimo. Ogni titolo è un gesto d’ascolto, un invito a lasciarsi sorprendere. Un passo, tra i tanti, che ci conduce insieme al centro della scena. Nel nuovo progetto produttivo del Teatro Stabile dell’Umbria, c’è l’incontro con le scritture di due autrici umbre, Caroline Baglioni e Carolina Balucani, in un percorso che dà spazio e voce alla drammaturgia contemporanea. Ad aprire questo ciclo è Bùbaro dei Bùbari di Carolina Balucani: un racconto crudo e poetico su due giovani zingari in fuga, fratello e sorella, uniti da un’appartenenza profonda che si fa identità e destino. Con Schwanengesang D744, per la prima volta un’opera di Romeo Castellucci arriva al Teatro Morlacchi: un evento straordinario, un viaggio potente e perturbante nell’universo visionario di uno dei più grandi maestri della scena internazionale.
È questo stesso desiderio di apertura e ascolto che anima Perché non ballate?, rassegna dedicata alla nuova danza che accoglie cinque creazioni capaci di rinnovare la grammatica del corpo e dello spazio. Da Raffaella Giordano a Marco D’Agostin, da Parini Secondo a gruppo nanou fino al Collettivo Giulio e Jari: una costellazione di sguardi diversi uniti dal desiderio di condividere con il pubblico nuove visioni e possibilità. Il Ridotto del Teatro si fa spazio di esplorazione, luogo laterale e prezioso. Qui incontriamo voci femminili forti, originali, capaci di attraversare i linguaggi e restituire al teatro la sua urgenza: Ivan e i cani con Federica Rosellini, Sergio di Francesca Sarteanesi, sdisOrè di Evelina Rosselli, Me vojo sarva’ / Nessuno ci guarda di Eleonora Danco. Storie intime e feroci, dove la parola si fa confessione, maschera, battito.
Nello spazio del Teatro, ogni spettatore è parte attiva dell’atto creativo: entra in dialogo con ciò che accade sulla scena, ne completa il senso. È un personaggio invisibile ma fondamentale, che con il proprio sguardo, la propria emozione, il proprio pensiero, rivela la vera natura dell’opera scenica. E la trasforma, ogni sera, in qualcosa di unico e irripetibile.
Nino Marino, Direttore TSU
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Teatro Morlacchi Stagione 25-26 | pdf